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Commissione Europea possibile “stretta” nelle regole per l’impiego di lieviti convenzionali

Da diversi anni la normativa comunitaria ha fissato le regole per la produzione di lieviti con metodo biologico. Al fine di incentivare la produzione e l’impiego di lievito biologico, la Commissione UE ha previsto che il lievito e i prodotti a base di lievito siano considerati ingredienti di origine agricola a partire dal 31 dicembre 2013 (rif. Reg. CE 889/08 art. 27 punto 2.c).

Supportati da un esplicito parere della Commissione Europea del 5 luglio 2013, fino ad oggi, tutti gli Organismi di controllo hanno accettato l’impiego di lievito convenzionale a condizione che la sua incidenza sul prodotto finale fosse inferiore al 5%, così come accade per gli altri ingredienti di origine agricola ammessi nella versione convenzionale (Rif. Reg. CE 889/08, allegato IX).

Nuovamente sollecitata a tale riguardo, la Commissione EU pare abbia modificato la sua posizione. Con una nota del 12.06.2018  la possibilità di impiego di lievito convenzionale viene ora vincolata alla dimostrazione delle indisponibilità sul mercato di analogo lievito biologico e al rilascio di una specifica autorizzazione da parte dall’Autorità nazionale competente, seguendo la procedura prevista dal Reg. CE 889/08, art. 29. L’autorizzazione rilasciata dall’autorità competente (MIPAAFT) è temporanea e viene concessa, di norma, al singolo operatore richiedente.

Il parere in questione non si applica evidentemente i lieviti destinati all’uso enologico che sono soggetti a disposizioni specifiche per la concessione delle deroghe.

Nella convinzione che ormai il legislatore ha creato tutte le condizioni atte a permettere la produzione e la diffusione sul mercato dei lieviti biologici, la Commissione pare voler porre una forte “stretta” alla opzione di impiego dei lieviti convenzionali.

Queste nuove disposizioni si scontrano, però, con la particolare criticità tecnologica dell’ingrediente lievito che non consente una facile e rapida sostituzione con le versioni biologiche che, oltre ad essere ancora difficilmente reperibili sul mercato, non sono ancora ben sperimentate.

Per questo AssoCertBio, l’associazione che riunisce buona parte degli Organismi di Controllo (www.assocertbio.it) e Ifoam EU stanno verificando la consapevolezza di queste problematiche presso la Commissione EU, la posizione degli altri Paesi Membri e le possibilità di modificare questa nuova interpretazione della normativa che contraddice palesemente il parere espresso, pochi anni fa, dalla stessa Commissione.

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